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Ezio Mauro e il governo gialloverde.

Scrive Ezio Mauro su “la Repubblica” del 9 marzo scorso:

Il sacro Graal del contratto non può sostituire la politica: e per fortuna.

Incredibilmente c’è voluto quasi un anno di governo perché grillini e leghisti scoprissero questa elementare verità. Un Paese si guida e si amministra sulla base di un progetto di sviluppo, di una scommessa responsabile sul futuro, di una visione culturale: non con un presidente del Consiglio ridotto a notaio di un patto diffidente tra soggetti concorrenti, con modelli di società contrapposti e sovrapposti, che si paralizzano a vicenda senza trovare la capacità di esprimere un’idea comune dell’Italia di oggi e soprattutto di domani.

Questa è la politica, clamorosamente assente dalle stanze di palazzo Chigi: un’interpretazione del reale proiettata su un percorso di trasformazione e di crescita, garantendo benessere e libertà nel rispetto dei propri ideali e della storia democratica del Paese. Bisogna purtroppo prendere atto che qui non c’è nulla di tutto questo. Due forze unite soltanto dal comune e sordo istinto di destra, che punta alla distruzione dell’ordine politico costituito, hanno creduto di trasformare in antipolitica il risentimento sociale dopo averlo suscitato e alimentato, senza tradurlo in una cultura del cambiamento capace di generare una proposta in grado di parlare alla nazione nel suo insieme.

Il risultato è una febbre permanente in un paese sbandato, perché continuamente sollecitato ma senza una guida. Con le due forze vincitrici delle elezioni che si trovano prigioniere delle loro bandiere ingigantite a ossessioni e trasformate in incubi, anzi in tabù, incapaci di produrre un disegno comune di governo.

Vorrei commentare alcune di queste affermazioni, perché sono all’ordine del giorno dell’attuale dibattito politico.

1.E’ vero, questo è un governo formato da “soggetti concorrenti, con modelli di società contrapposti e sovrapposti”, che non esprimono “un’idea comune dell’Italia”.

Ezio Mauro evita però di ricordare che il quadro politico uscito dalle elezioni del 4 marzo 2018 era costituito da tre poli (Destra, PD e M5S), tutti e tre “soggetti concorrenti, con modelli di società contrapposti e sovrapposti”, nessuno dei quali era in grado di governare da solo.

Come si poteva uscire da una tale impasse? O andando a nuove elezioni subito. O provando a fare un’alleanza tra due di questi tre poli.

Nuove elezioni subito avrebbero quasi sicuramente confermato lo stesso quadro politico; in ogni caso sarebbero state una scommessa al buio, cioè un azzardo.

Non restava che l’accordo tra due dei poli usciti dalle elezioni. E’ stata appunto questa la scelta del M5S e della Lega. Noi la possiamo criticare quanto vogliamo, ma non possiamo dimenticare che essa (a me pare) non aveva alternative credibili.

Ovviamente questa scelta produce poi gli effetti distorti, che Mauro giustamente denuncia, ma senza chiedersi però (ed è cosa grave per un giornalista del suo acume) quale poteva essere l’alternativa per evitarli.

  1. Mauro parla di “due forze unite soltanto dal comune e sordo istinto di destra”. Ma non aveva appena detto che queste due forze sono “soggetti concorrenti, con modelli di società contrapposti e sovrapposti”?

Si metta allora d’accordo con se stesso Ezio Mauro: M5S e Lega sono due soggetti contrapposti o sono entrambi di destra? se sono entrambi di destra, come fanno ad essere contrapposti?

  1. Mauro dice genericamente che queste due forze puntano “alla distruzione dell’ordine politico costituito”, che hanno trasformato in “antipolitica il risentimento sociale”.

Ovviamente dà per scontato che “l’ordine politico costituito” vada sempre e comunque difeso. Proprio il contrario di quello che aveva sostenuto qualche settimana fa Baricco dalle stesse pagine de “la Repubblica”.

Ezio Mauro parla dunque da perfetto tutore de “l’ordine politico costituito”, degli interessi dell’establishment, di cui è parte. Della élite contro la quale Baricco aveva ritenuto del tutto giustificata la rivolta del popolo, ovverossia della gente comune.

  1. Secondo Mauro, poi, “il risentimento sociale” sarebbe stato “suscitato e alimentato” dal M5S e dalla Lega. Ma è proprio convinto che questa analisi sia corretta?

Non è forse vero che il risentimento sociale (giustificato o meno che sia) è stato suscitato e alimentato piuttosto da quelli che hanno governato negli ultimi 25 anni, siano essi di centrodestra o di centrosinistra?

E che i 5S e la Lega (parlo qui soprattutto dei primi, visto che nei 25 anni precedenti la Lega è stata spesso al governo) lo hanno semplicemente interpretato ed espresso?

  1. E’ vero il Paese in questo momento è sbandato senza una guida univoca, senza “un disegno comune di governo”. Le due forze vincitrici delle elezioni – dice Mauro – sono “prigioniere delle loro bandiere”. Ma viene da chiedere a Mauro: e cosa dovrebbero fare? tradire le loro promesse elettorali?

Non mi pare che finora ciascuna di loro (soprattutto il M5S) non abbia ingurgitato parecchi bocconi amari per far navigare la traballante barca di governo. Cosa dovrebbero fare di più? Svenarsi? Rinnegare del tutto se stesse?

Certo, il governo si può criticare (e anche duramente) per le misure via, via prese. E ci sono mille ragioni per farlo. Questo ovviamente è pienamente legittimo e del tutto sacrosanto per chi (come “la Repubblica”) si è situata da subito all’opposizione.

Ma la critica alle scelte del governo va fatta nel merito, provvedimento per provvedimento.

Non si può criticare il governo già per il fatto di essere il frutto di un “contratto” stipulato tra due soggetti opposti per strategia politica. Visto che non c’erano alternative credibili, se non immediate elezioni.

E non lo si può criticare perché ciascuno dei soggetti contraenti il patto di governo cerca di rimanere il più possibile (e con estrema difficoltà) fedele al suo programma elettorale.

Cosa dovrebbero fare M5S e Lega? Rinnegare ognuno di loro i rispettivi programmi per rendere più semplice e facile l’intesa di governo?

Capisco l’opposizione. Ed anche io personalmente mi sento all’opposizione di questo governo. Ma facciamo l’opposizione sulle cose su cui c’è da fare l’opposizione. E ce ne sono molte. Non la facciamo cercando argomenti pretestuosi e, oltretutto, contraddittori.

Giovanni Lamagna