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Con le dichiarazioni fatte ieri (“nessuno riuscirà mai a farmi dire che le tasse sono bellissime”) il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha gettato definitivamente (ammesso che ce ne fosse ancora bisogno) la maschera.
Quella che dietro un’osservanza e un rispetto del tutto e solo formali della Costituzione del 1948 nasconde un sostanziale disprezzo e un ripudio di fatto del suo spirito solidaristico e sociale.
Espresso magnificamente e a chiarissime lettere dall’art. 53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Che dovrebbe spingere noi cittadini a considerare le tasse non solo un dovere morale, ma anche una “cosa bella” (come ebbe a dire qualche anno fa Tommaso Padoa-Schioppa), nell’ottica della solidarietà verso i propri concittadini, considerati parte della comunità nazionale.
La Meloni si riempie la bocca continuamente con le parole “patria” e “nazione”, ma poi evidentemente ritiene che all’interno della stessa patria e nazione ogni “patriota” sia parte a sé, indifferente al destino degli altri patrioti.
Per “patria” e “nazione” evidentemente intende una compagine sostanzialmente disgregata che si compatterebbe solo di fronte ad un pericolo comune, nel confronto/scontro con altre nazioni, vissute come nemiche; nell’ottica, insomma, del più bieco e becero nazionalismo, di – a noi italiani – ben nota memoria.
Con le sue affermazioni di ieri (del tutto in contrasto – come abbiamo visto – con la lettera e lo spirito della nostra Costituzione) la Meloni ha inteso ancora una volta mandare un chiaro e “benevole” messaggio agli evasori fiscali; cioè alla parte peggiore (e, purtroppo, non minoritaria!) della nostra società.
Diventa sempre più chiaro in quale bacino elettorale pesca sfacciatamente e volgarmente il suo consenso questa Destra oggi al governo.
Il guaio è che troppo spesso le forze che oggi le si oppongono invece di mandare un messaggio nettamente alternativo a quello della Destra, provano a contenderle il consenso inseguendola sul suo stesso terreno.
Quello di “abbasseremo le tasse” è, infatti, uno slogan che oramai, da qualche anno, accomuna (quasi) tutte le forze politiche.
© Giovanni Lamagna