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Radici antiche e profonde di quanto sta accadendo attualmente in Ucraina.

Quando scoppia una guerra, le responsabilità non stanno mai da una parte sola, anche se c’è sempre uno che comincia a sparare per primo.

Qui non è in dubbio che Putin sia colpevole dell’invasione dell’Ucraina; tra l’altro lo ha dichiarato e ammesso lui stesso; quindi chi ama la pace e la risoluzione diplomatica dei conflitti non può certo oggi prendere le sue difese, anche se finora aveva cercato quantomeno di comprenderne le ragioni.

Putin era ed è un pessimo elemento, molto pericoloso, innanzitutto per la sua nazione (che però da oltre 20 anni – per quanto con elezioni democraticamente discutibili – lo ha messo al vertice dei suoi poteri) e poi per il mondo intero.

Si tratta però, da parte di chi voglia fare un’analisi onesta della situazione e trovare il bandolo di una matassa, che è diventata ingarbugliatissima, di vedere il complesso delle colpe e delle responsabilità e di non cavarsela semplicisticamente, addossandole tutte al capo della Russia.

Per chi voglia vedere le cose nella loro complessità risulta abbastanza chiaro che ci sono gravi responsabilità politiche, se siamo arrivati a questo punto, anche da parte dell’Occidente, in primis degli Stati Uniti e poi degli Stati europei.

Queste responsabilità iniziano (come a tutti può risultare evidente analizzando anche sommariamente la storia di questi ultimi 30 anni) immediatamente a cavallo della caduta del muro di Berlino e del crollo dell’Impero sovietico.

All’indomani di questi due fatti epocali, l’Occidente avrebbe dovuto avviare e promuovere, soprattutto qui in Europa, un ulteriore avanzamento dei processi di distensione e di pace, nel riconoscimento delle autonomie, storiche e politiche, dei paesi dell’Est, appena liberatisi del giogo sovietico.

Avrebbe, inoltre, dovuto sciogliere la Nato, come associazione politico-militare, nata con intenti (almeno quelli dichiarati) esclusivamente difensivi nei confronti del blocco sovietico, le cui ragioni erano quindi venute meno, una volta crollato quel blocco.

E avrebbe dovuto predisporre programmi di cooperazione economica e sociale, tesi a favorire lo sviluppo della democrazia politica in paesi (a cominciare dalla Russia) che fino ad allora non ne avevano avuto non solo l’esperienza, ma neanche la più pallida idea.

E, invece, l’Occidente ha fatto esattamente il contrario: da un lato ha favorito, dopo aver contribuito ad abbattere Gorbaciov, l’ascesa al potere di personaggi di assoluta inaffidabilità democratica (prima di quell’ubriacone corrotto di Eltsin e poi dello stesso Putin); dall’altro ha mirato ad estendere sempre più ad est la sua zona di influenza militare, favorendo e accettando l’entrata nella Nato di molte delle repubbliche ex satelliti dell’Urss.

In questo modo ha stretto in una morsa politica e perfino militare la nuova Russia, caduta nel frattempo in mano ad un plutocrate visionario (e forse perfino folle) che fondava il suo consenso popolare e quindi il suo potere sul mito della ricostituzione della grande Madre patria.

Così si sono favorite prima e create poi le condizioni perché si giungesse all’attuale situazione, salvo poi gridare allo scandalo e lamentarsi per le conseguenze che da esse derivavano, ma che dall’Occidente erano state largamente (non so fino a che punto inconsapevolmente) promosse.

Ora qualcuno qui da noi arriva ad appellare Putin come il nuovo Hitler. Può darsi che abbia ragione: non mi interessa qui contraddirlo. Quello che mi preme piuttosto far rilevare è che, anche a quei tempi infausti, Hitler non comparve all’improvviso, quasi come uscito da un cilindro magico.

No, Hitler ascese al potere in Germania anche (se non soprattutto) grazie a scelte scellerate compiute dalle grandi potenze europee (in primis dall’Inghilterra e dalla Francia) e dagli Stati Uniti, che dopo la sconfitta tedesca nella I guerra mondiale mirarono ad umiliare oltremodo la Germania, favorendone in questo modo il revanscismo, che fu ampiamente sfruttato e cavalcato, per salire al potere (tra l’altro attraverso regolari elezioni democratiche), da parte di un pazzo come Hitler.

Io non so se Putin sia paragonabile ad Hitler; forse sì, forse lo è. Quello che però a me sembra del tutto chiaro e mi preme qui sottolineare è che, nei confronti della Russia uscita dal disastro dell’89, l’Occidente ha fatto errori molto simili e paragonabili a quelli che fece nei confronti della Germania, nel primo dopoguerra del ‘900.

Gli esiti di quegli errori compiuti si vedono ora (e non sono i primi, ma quelli odierni sono certo i più clamorosi) in quello che sta accadendo in queste ore in Ucraina, a due passi da casa nostra.

Speriamo che siano errori ancora emendabili; ma, al punto in cui sono giunte le cose, non ne sono del tutto sicuro; anzi non ne vedo per nulla le premesse.

Vista la campagna propagandistica che da giorni è montata e che mi sembra vada in tutt’altra direzione, arrivando a convincere in maniera univoca e partigiana la maggioranza dei comuni cittadini in perfetta buonafede, anche molti dai quali mai mi sarei aspettato che se la sarebbero bevuta con così tanta facilità.

Giovanni Lamagna