Tag
Brexit, capitale, ceti sociali subalterni, finanza, imprese, Inglesi, instabilità, lavoratori, libertà, pensiero progressista, pensiero unico, Stati Uniti d'Europa, stato sociale, sudditanza, unità, vecchi e giovani, voto
Diario politico (149)
di Giovanni Lamagna
25 giugno 2016
Sulla Brexit.
Al referendum per la BREXIT gli Inglesi hanno votato per l’uscita. A mio avviso, tutto sommato, è un buona notizia.
Molti diranno, anzi già dicono: adesso ci sarà una instabilità pazzesca!
Io dico: meglio una instabilità (anche pazzesca) che la morta gora nella quale ci stiamo trascinando da alcuni decenni!
………………………………………………………
Qualcuno già prova a dire: gli anziani e i vecchi hanno votato per l’uscita dall’Europa, i giovani per rimanerci.
Come a dire il voto progressista è andato a favore del remain, quello arretrato e conservatore a favore dell’exit.
Dimenticando una cosa: i cosiddetti vecchi hanno vissuto un’epoca in cui si aveva un’idea di che cos’era lo stato sociale, un’epoca in cui le conquiste del lavoratori e dei ceti sociali inferiori avanzavano e non arretravano continuamente come avviene da almeno tre decenni in qua.
I cosiddetti “vecchi” hanno quindi un’idea di quello che potrebbe essere e, invece, non è.
I giovani sono nati e cresciuti all’incontrario nel pensiero unico, secondo il quale le condizioni di vita dei lavoratori e dei ceti subalterni sono destinati a peggiorare e non a migliorare, a vivere delle briciole che loro destina il mondo delle imprese e della finanza (cioè del capitale).
Sono quindi rassegnati all’esistente: Almeno una gran parte di loro lo è.
Dove stanno quindi il pensiero e il voto più avanzato e progressista?
………………………………………………..
Il nostro sogno (“nostro” nel senso di quelli della mia generazione) era quello degli Stati Uniti dei popoli liberi d’Europa. Non quello degli Stati Uniti dei popoli sudditi d’Europa.
Se viene meno la libertà, prima o poi viene meno anche l’unità.
La base dell’unità è la libertà (dei popoli e dei singoli). Non può essere la sudditanza (dei popoli e dei singoli) ai poteri forti dell’economia.