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Due giorni fa, in una trasmissione televisiva, Italo Bocchino, “autorevole” esponente di Fratelli d’Italia, il partito del premier Giorgia Meloni, ha avuto il coraggio di affermare che le democrazie nelle quali votano in pochi, nelle quali è dunque alto il fenomeno dell’astensionismo, sarebbero democrazie mature.

Perché, secondo Bocchino, i cittadini si sentirebbero così rassicurati dalle istituzioni e dai partiti che incanalano il consenso popolare da non avvertire l’urgenza, l’impellenza di recarsi alle urne per esprimere il loro voto, ovverossia il loro orientamento politico; in pratica si sentirebbero rassicurati dal voto… degli altri.

Ed ha fatto, a tal proposito, l’esempio degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, dove da decenni ormai vota sì e no il 50% dei cittadini aventi diritto.

Ovviamente non era la prima volta che sentivo propagandare una tale teoria, che è vecchia di almeno alcuni decenni, ma che non ha nessun fondamento scientifico, non è avallata da nessuna ricerca teorica di una qualche serietà e affidabilità, sia dal punto di vista astrattamente filosofico che da quello concretamente statistico-sociologico.

È, piuttosto, la teoria di coloro che vogliono e intendono in questo modo difendere e tutelare il sistema dato a prescindere, pur se, con tutta evidenza, si fonda su ineguaglianze (economiche, sociali, culturali e, quindi, anche politiche) macroscopiche, un sistema nel quale esistono ristrette elite che di fatto governano e una grande massa di popolo che conta niente o ben poco.

Insomma, un sistema che di democratico ha quasi nulla, se non la forma e l’apparenza: periodicamente si dà la possibilità al popolo di recarsi alle urne.

Il fatto che quasi il 50% di questo popolo non vi si rechi più (o non vi si sia mai recato) è la dimostrazione (per me evidente) che il popolo non crede (o, meglio, non crede più) a questa ipocrisia; altro che sentirsi rassicurato dalle istituzioni e dai partiti!

Il popolo – almeno in una sua parte consistente – non crede più che queste istituzioni siano autenticamente democratiche; non crede più in nessun partito; pensa che tutti i partiti (chi più e chi meno) rappresentino solo ristrette elite e che mandino loro rappresentanti nelle istituzioni solo per fare gli interessi o dell’una o dell’altra elite; non certo del popolo nella sua grande maggioranza.

Questo significa – a mio avviso – il largo astensionismo elettorale che oramai caratterizza gran parte delle cosiddette “democrazie” occidentali; altro che la loro maturità, come ha sostenuto (secondo me neanche in buona fede) Italo Bocchino due sere fa!

Ed è un dato che dovrebbe fortemente preoccupare coloro che tengono sinceramente a cuore le sorti della democrazia.

Non mi meraviglia che non preoccupi affatto, anzi tutto sommato allieti, chi della democrazia, della vera democrazia, si importa ben poco e la utilizza soltanto per legittimare finalità, scopi e obiettivi che con la vera democrazia hanno ben poco a che spartire.

Ad esempio (mi basta qui fare solo questo esempio), per tutelare gli interessi dei grossi fabbricanti di armi, i quali, con il rinascere recente dell’ideologia della guerra, oggi gongolano e stanno facendo affari d’oro, come (forse) non li facevano dalla fine della seconda guerra mondiale.

© Giovanni Lamagna