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"Potere al popolo", automazione, crisi ecologica, cultura liberale, egotismo, eguaglianza, elezioni marzo 2018, globalizzazione, Grasso, LiberalSocialismo, Liberi e Uguali, Marx, marxismo-leninismo, masse popolari, Parlamento, PD renziano, Rifondazione Comunista, sinistra, socailismo, solidarietà, tecnocrazia, turbocapitalismo, virtualizzazione
5 marzo 2018
Il risultato elettorale della Sinistra: Liberi e Uguali e Potere al Popolo.
Il secondo dato elettorale significativo per me (persona con una storia di sinistra) è il risultato di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo.
Sul risultato di queste due formazioni si proiettavano le speranze (molto diverse tra loro, conviene subito dire) di coloro che ancora puntavano alla sopravvivenza di una qualche forma di sinistra (quantomeno testimoniale) nel futuro Parlamento.
Ora il risultato di Liberi e Uguali è, senza ombra di dubbio, del tutto negativo, addirittura al di sotto dei sondaggi più pessimistici. Assomiglia molto (fatte le debite proporzioni) alla debacle del PD renziano.
Ma anche il risultato di Potere al Popolo non è affatto entusiasmante. E’ solo di poco superiore a quelli che, da alcuni anni e in successive tornate elettorali, Rifondazione Comunista ha raccolto presentandosi da sola.
I due dati sono da valutare ancora più negativi, in quanto si verificano in contemporanea con un calo di consensi del PD, che nessuno aveva previsto di così grandi dimensioni.
Era pensabile, infatti, che almeno una parte dei voti persi dal PD sarebbero andati a LeU o a Pap. E, invece, sia LeU che PaP non sono stati in grado di capitalizzare manco l’emorragia di voti del PD.
La cosa si poteva prevedere nel caso di PaP: troppo lontana la proposta politica (e perfino l’antropologia) di questa nuova formazione politica dall’elettorato (anche quello più di sinistra) in uscita dal PD.
Nel casi di LeU era immaginabile che la maggioranza dei voti persi dal PD sarebbero andati alla formazione politica capeggiata da Grasso. E, invece, questo non è avvenuto che in minima parte.
Ancora: si poteva ipotizzare una maggiore capacità di PaP di intercettare almeno una parte dell’elettorato che negli ultimi anni si era astenuto dal voto. E anche questo è avvenuto solo in misura minima, quasi impercettibile.
Questo dato dimostra che la crisi della Sinistra oggi in Italia (anche se, a dire il vero, non solo in Italia) è molto più grave di quanto la maggior parte dei soggetti in essa coinvolta siano arrivati finora (e, forse, ancora arrivino) ad immaginare.
Non è una crisi congiunturale, ma una crisi epocale, dalla quale a questo punto sarebbe miope illudersi di poter uscire nel giro di qualche anno e manco di qualche tornata elettorale. Cambiando semplicemente un po’ di programmi e qualche leadership.
Se ne potrà uscire solo attraverso un salto epocale (mi verrebbe di dire quantico) simile a quello che ci fu a metà ‘800 quando la cultura e le formazioni politiche allora egemoni, quelle liberali, furono travolte dalla questione sociale drammatica e sostituite (almeno tra le masse popolari più disagiate e sfruttate) dalla cultura e dalle formazioni politiche del socialismo nelle sue varie versioni.
Si è chiusa, insomma, a me pare definitivamente, la parabola del socialismo come cultura egemone della sinistra, soprattutto nella sua versione marxista-leninista. Che cosa potrà sostituirlo nessuno credo sia oggi in grado di prevederlo, neanche nelle sue linee di fondo. Solo un nuovo Marx potrebbe farlo.
Ognuno di noi può solo impegnarsi a fare la sua piccolissima parte per iniziare quantomeno a immaginarselo. Osservando, ricercando, riflettendo, studiando, dialogando tra compagni, impegnandosi nell’agone culturale e sociale, prima che in quello politico.
Giancarlo Nobile (su facebook) L’unica sinistra che non ha avuto la possibilità di sperimentarsi in Europa ed in particolare in Italia è quella LiberalSocialista una visione della sinistra che rifugge dal marxismo, Oggi in Europa abbiamo l’unico esempio di LiberalSocialismo vincente ed è quello portoghese credo da quell’elaborazione teorica che bisogno partire per innervarle delle questioni di oggi che hanno messo in crisi tutto l’occidente come la crisi ecologica, la globalizzazione, la trasformazione dell’economia in un gioco economico apersonale e anazionale
Credo francamente che i problemi siano un po’ più complessi di come li descrive lei. Comunque assolutamente d’accordo che, nella ricerca necessaria che abbiamo davanti, bisogna tenere lo sguardo aperto a 360°.
Stefano Bellinzona (su facebook) Concordo quasi pienamente con Giovanni Lamagna.
E aggiungo che della sinistra storica possiamo probabilmente preservare i valori (la famiglia di valori che ha perno sulla solidarietà e sull’uguaglianza), mentre sono da rivoluzionare le categorie interpretative della realtà sociale e politica da un lato e dell’economia e delle tecnologie dall’altra.
In particolare credo che non siano stati compresi adeguatamente gli avvenimenti degli ultimi 15/20 anni: l’impatto a tenaglia del turbo-capitalismo neoliberista e della tecnocrazia digitale, con le sue implicazioni antropologiche e sociali (Egotismo, virtualizzazione, automazione, ecc).
Se a questi fenomeni vengono applicate categorie interpretative vetuste, non vedo un grande futuro per la sinistra. E non solo per lei.