Tag
"La felicità negata", avversario, borghesia, cambiamento, codice genetico, collocazione sociale, Domenico De Masi, dottrina, idea, lotta di classe, Ludwig von Mises, marxismo, neoliberalismo, neoliberista, occupazione coloniale, partiti, pratica, proletariato, sinistra, strumenti, teoria
Sinistra e lotta di classe.
Leggendo il libro di Domenico De Masi “La felicità negata” (2022 Giulio Einaudi editore) apprendo che Ludwig von Mises, il fondatore della moderna teoria economica liberista (che avrebbe gettato ben presto le basi di quello che fu definito neoliberalismo o neoliberismo), era ben consapevole dell’esistenza e della inevitabilità sociale della lotta di classe.
Tanto è vero che sentì il bisogno di elaborare la sua teoria proprio a partite dalla consapevolezza che il marxismo aveva dato al proletariato “una dottrina corrispondente alla propria collocazione sociale” (da “La base psicologica dell’opposizione alla teoria economica”; 1933).
E che, quindi, la borghesia a sua volta si doveva dotare di una sua teoria, in grado di offrirle gli strumenti per poter fronteggiare il suo naturale avversario di classe: il proletariato.
E’ singolare, quindi, che una certa “sinistra” (o, meglio, pseudosinistra) abbia abbandonato l’idea e la pratica della lotta di classe, proprio quando quello che dovrebbe essere il suo naturale avversario di classe (la borghesia) invece la teorizzava e la praticava con piena consapevolezza e potremmo dire pure con cinica spietatezza.
Anche se, a pensarci bene, forse tanto singolare non è: l’abbandono della teoria e della pratica della lotta di classe è, infatti, stato dovuto al fatto che in quelli che una volta erano i partiti della sinistra non è più egemone il proletariato, ma lo è diventata la borghesia.
Possiamo dire che negli ultimi decenni si è avuta una vera e propria occupazione coloniale (innanzitutto culturale, ma in fondo anche numerica e quantitativa) da parte di ampi settori della borghesia di un’area che un tempo era incontestabilmente territorio del proletariato.
Ovviamente, una volta consolidatasi, questo strutturale cambiamento nei rapporti di forza tra il proletariato e la borghesia ha avuto i suoi riflessi anche nella teoria e nelle pratiche di quelli che una volta erano i partiti storici della sinistra, modificandone lo stesso codice genetico.
La borghesia non poteva di certo fare la guerra a sé stessa!
© Giovanni Lamagna