Tag
"pieni poteri", Chiesa cattolica, corona-virus, democrazia, detenuti, epidemia, F35, Gino Strada, Giorgia Meloni, Giuseppe Conte, governo italiano, guerra, infermieri, Italia, medici, opere di misericordia corporali, ospedali, reclusi, reinserimento sociale, rieducazione, salute, Salvini, sguardo olistico, sommergibili, sovraffollamento carcerario, terapia intensiva, umana pietà, Ungheria, Victor Orban, visitare i carcerati, vita
Alcune riflessioni e qualche domanda al tempo del corona virus (3)
3 aprile 2020
Poco fa assistevo in televisione ad un dibattito in cui si parlava del sovraffollamento delle carceri e dei rischi fortissimi di epidemia da corona virus in una situazione come quella in cui si trovano attualmente (anche se non certo da oggi) i detenuti italiani.
Il primo pensiero che mi è venuto ascoltando gli intervenuti nel dibattito non ha niente a che fare con i loro contenuti specifici, ma è una considerazione di carattere generale, diciamo pure di natura filosofica.
Una situazione come quella che stiamo vivendo ci butta in faccia una realtà che tendiamo normalmente a ignorare: noi tutti siamo parte di un tutto; ogni aspetto della nostra vista andrebbe quindi guardato e considerato con uno sguardo olistico.
Il carcere, i detenuti, sono normalmente delle realtà che la maggior parte di noi tende a considerare totalmente altre, lontane da sé. Non a caso i detenuti vengono anche definiti come reclusi. Reclusi vuol dire “rinchiusi”, come in un recinto, quindi allontanati, separati da noi.
E però una situazione epocale come quella che stiamo vivendo in queste settimane ci dice che anche (perfino) i reclusi sono, invece, una realtà che ci riguarda, che ci tocca (anche piuttosto da vicino).
Se non per un sentimento (che pur sarebbe doveroso) di umana pietà, quantomeno per il pericolo che essi possono (potrebbero) rappresentare per la nostra salute, se alcuni di loro si ammalassero e si diffondesse (a questo punto è dato presumere molto rapidamente) il contagio all’interno delle carceri.
Ritorna a questo punto valido e ricco di antica saggezza l’ammonimento di una delle opere di misericordia corporali predicate dalla Chiesa cattolica: visitare i carcerati.
Che ovviamente va bene al di là della pura e semplice “visita”: include ben altro; e cioè l’interesse, la cura per le loro condizioni complessive di vita, dalla salute ovviamente alla situazione logistica, all’occupazione del tempo, alla rieducazione, al reinserimento sociale.
Ammonimento che faremmo, quindi bene tutti a riprendere in considerazione e, soprattutto, a praticare. Se non per una motivazione ideale e virtuosa, quantomeno per un interesse egoistico.
………………………………………..
4 aprile 2020
Ieri ascoltavo Giorgia Meloni che, interrogata sui recenti provvedimenti presi in Ungheria dal capo dell’esecutivo Victor Orban, al quale sono stati assegnati i pieni poteri dal Parlamento del suo paese, ha fatto più o meno le seguenti affermazioni:
- In Ungheria non è a rischio la democrazia, perché l’assegnazione dei pieni poteri è legata a questa fase di grave emergenza;
- In Ungheria Orban si è fatto assegnare pieni poteri più o meno come quelli che in questo momento sta esercitando in Italia il premier Conte;
Si dà il caso, però, che la stessa Meloni e il suo alleato Salvini (che ovviamente solidarizza con Orban, visto che non molti mesi fa aveva chiesto analoghi “pieni poteri” per sé in Italia) avevano contestato duramente Conte e il governo italiano, non perché stava esercitando pieni poteri, ma solamente perché non coinvolgeva adeguatamente le opposizioni nella gestione della crisi.
Alla faccia della coerenza!
…………………………………………….
Si possono spendere miliardi di euro (come ci ricorda continuamente e meritoriamente Gino Strada) per costruire sommergibili e acquistare aerei F35, mentre si tagliano le spese necessarie per tenere aperti ospedali, per reclutare nuovi medici e infermieri, per far funzionare i reparti di terapia intensiva?
Qualcuno mi obietterà: non è possibile tenere aperti ospedali e reparti di terapia intensiva non utilizzati o sottoutilizzati.
Replico: allora quando, in quale guerra, useremo i sommergibili e gli F35 che abbiamo acquistato o stiamo acquistando?
Qualcuno mi obietterà: sì, in questo momento non ci sono guerre in cui dobbiamo usare sommergibili e aerei da caccia; ma, non si sa mai, potrebbe capitarci di dover partecipare ad una guerra e in quel caso non dovremo farci trovare preparati.
Mia replica: perché quella di fronte alla quale ci siamo trovati da alcune settimane a questa parte cos’è? non l’hanno in molti definita una vera e propria guerra?
Allora perché nell’ipotesi di una guerra contro un nemico armato di aerei e sommergibili ci dobbiamo far trovare preparati, mentre di fronte ad un nemico come il corona virus ci siamo potuti consentire di farci trovare impreparati, senza un numero adeguato di ospedali, medici e terapie intensive?
@ Giovanni Lamagna