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"lo stato di cose presente", apparatti repressivi, beni, comunisti, consenso di massa, democrazia formale, dittatura del proletariato, genere femminile, genere maschile, insurrezione popolare armata, Karl Marx, merci, nemici di classe, nonviolenza, preservazione degli equilibri naturali, procedure, produzione, proprietà, rivoluzione, sistema, società, via rivoluzionaria, violenza
Penso anch’io, come i comunisti ed il loro grande capostipite Karl Marx, che questo sistema economico, sociale, culturale, politico e istituzionale (insomma “lo stato delle cose presente”) sia profondamente ingiusto, anzi per certi aspetti addirittura marcio, e che vada cambiato.
E non in alcune sue componenti secondarie o accessorie, ma nelle sue stesse strutture fondamentali.
Che, a mio avviso, sono tre: 1) quella che concerne i rapporti di proprietà e di produzione (i rapporti tra capitale e lavoro); 2) quella che riguarda i rapporti tra la produzione dei beni e delle merci e la preservazione degli equilibri naturali; 3) quella che si riferisce ai rapporti di potere tra il genere maschile e quello femminile.
In altre parole, penso anch’io che questo sistema vada rivoltato radicalmente; e che ci sia, dunque, bisogno di una vera e propria rivoluzione.
Penso, però, al contrario dei comunisti e di Marx, che, in una società complessa e oltremodo sofisticata come quella in cui ci troviamo a vivere attualmente, con apparati repressivi del tutto invincibili da parte di un’insurrezione popolare armata, la rivoluzione non possa essere realizzata con il ricorso alla violenza. Né, tantomeno, imponendo la dittatura del proletariato sui “nemici di classe” del proletariato.
Ma che possa essere portata a compimento solo attraverso un processo graduale, innanzitutto culturale e, persino, antropologico, poi economico e sociale, infine politico-istituzionale; senza nessun (velleitario e improponibile) ricorso all’uso delle armi, ma con la pratica attiva della nonviolenza e con la conquista progressiva del consenso di massa, secondo le procedure della democrazia formale.
Non vedo francamente alternative a questo modo di intendere e di praticare oggi la via rivoluzionaria.
© Giovanni Lamagna