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L’articolo 11 della Costituzione italiana così recita testualmente: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
E’ ovvio che anche gli articoli della Costituzione, come quelli di una qualsiasi altra legge, vanno interpretati per coglierne i sottintesi e chiarirne le questioni aperte o non del tutto esplicite.
Vanno però interpretati, non stravolti.
Invece, negli ultimi tempi di questo articolo si tende a dare un’interpretazione che ne stravolge, deforma lo spirito e financo la lettera.
A me sembra, infatti, che esso dica tre cose fondamentali e le dica in maniera cristallina, come cristallina è l’acqua di una sorgente montana.
1.“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Questo vuol dire che l’Italia non può attaccare altri Stati, altre nazioni; e questo – almeno finora – nessuno ha avuto il coraggio di metterlo in discussione.
E vuol dire che non può prendere in considerazione la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; e, invece, questo principio è stato disatteso (e, secondo me, gravemente) nel corso della vicenda ucraina.
Infatti, in questa vicenda la guerra viene nei fatti sdoganata dall’Italia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
E’ indubbiamente vero che l’Ucraina ha subito un’invasione da parte della Russia e che l’Italia si è schierata a favore dell’Ucraina e non a favore della Russia.
E’ anche vero, però, che inviando armi all’Ucraina, quand’anche “solo” per difendersi dalla Russia, si è ricorso nei fatti a strumenti di guerra per risolvere una controversia internazionale insorta.
2. L’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;”
Questo vuol dire che è del tutto legittimo che l’Italia faccia parte di alleanze internazionali, che ne limitino in parte la sovranità.
Ma questo deve avvenire “in condizioni di parità con gli altri Stati” che fanno parte di tale alleanza.
E che questa alleanza deve assicurare “la pace e la giustizia fra le Nazioni”.
Ora possiamo dire che nella Nato l’Italia goda della stessa condizione di altre nazioni; faccio un solo nome: gli Stati Uniti?
E possiamo dire che la Nato si sia sempre mossa, da quando esiste ed anche in quest’ultima vicenda ucraina, per assicurare “la pace e la giustizia fra le Nazioni”?
A me pare che ad entrambe queste domande non si possa dare una risposta affermativa.
Ecco perché ritengo che anche di questo secondo comma dell’art. 11 della Costituzione molti commentatori e decisori politici abbiano dato in passato e diano soprattutto oggi, nella odierna situazione, una interpretazione quantomeno forzata, se non del tutto infondata e stravolgente.
3. L’Italia “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”; cioè “la pace e la giustizia fra le Nazioni”.
Ora, tra tutte le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo, l’ONU è senz’altro la principale e più autorevole.
Risulta a qualcuno che l’Italia si sia adoperata particolarmente nella vicenda ucraina per assegnare e far svolgere all’ONU il ruolo che gli sarebbe spettato di diritto?
A me non risulta!
L’Italia ha concordato le sue mosse con l’Unione Europea e, forse, ancora prima con la Nato, ma non ha certo brillato per mettere al centro il ruolo e l’azione dell’ONU.
Anche da questo punto di vista, quindi e a mio avviso, l’Italia o, meglio, il suo governo e il suo Parlamento hanno gravemente disatteso la lettera e lo spirito dell’art. 11 della loro Costituzione.
© Giovanni Lamagna