Tag

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Tre riflessioni sulla crisi politica in corso

1. Forse, quando parla di “mancanza di visione strategica”, Renzi si riferisce alla SUA “visione strategica” (che egli, da persona sempre molto sensibile al confronto e al dialogo, considera evidentemente l’unica possibile e auspicabile) per la quale prima di ogni altro interesse viene quello delle imprese, dal quale tutti gli altri deriverebbero indirettamente, come a cascata.

Nella più classica ottica del pensiero unico neoliberista. Quello che lo portò – quando era capo del governo – nella famosa vertenza tra la Fiat di Marchionne e la CGIL di Landini a schierarsi dalla parte della Fiat di Marchionne, senza ombre di dubbi, senza “se” e senza “ma”. O a battersi per l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.

Questo governo, invece, può darsi pure che non abbia una chiara visione strategica (d’altra parte non è facile per un tale governo averla, essendo espressione di una coalizione quanto mai composita), ma certo non è figlio del pensiero unico neoliberista, che ha dominato la vicenda politica negli ultimi (almeno) 30 anni.

Questo dato forse ci aiuta a capire le ragioni di fondo (anche se ovviamente non le giustifica minimamente) della crisi politica apertasi la settimana scorsa, con l’uscita dalla maggioranza di Italia viva. Crisi politica che altrimenti risulterebbe del tutto incomprensibile, al limite del mistero e perfino dell’autolesionismo. Comprensibile al più con le ragioni tutte egoistiche di una persona o gli interessi particolari di una piccola forza politica

Questa crisi politica è stata voluta, a mio avviso, da alcuni settori dei potentati economico-finanziari che già da tempo non tolleravano che l’andazzo politico, in corso (non solo in Italia, ma anche in Italia) da almeno 30 anni, sia stato da questo governo – pur tra infinite lentezze e mille contraddizioni – minimamente ma abbastanza distintamente interrotto. Renzi e Iv sono solo il terminale di tali settori.

2. Ovviamente questo non esclude che dietro questa crisi ci siano anche delle ragioni squisitamente politiche, di movimentazione del quadro politico, come espressione di interessi economico-sociali e culturali. Per comprenderle dobbiamo risalire al momento in cui questo governo era nato, alle ragioni per cui era nato.

Questo governo nacque un anno e mezzo fa per impedire nuove elezioni (che avrebbero visto la quasi sicura vittoria delle Destre) e grazie anche al forte protagonismo di Renzi (che aveva evidentemente bisogno di prendere tempo per fondare il suo nuovo partito politico, staccandosi dalla casa madre del PD).

Nasceva quindi come rassemblement alquanto composito, per non dire raffazzonato, e per conseguenza con una difficoltà strutturale a trovare sintesi programmatiche. E con un socio fondatore che aveva una ragione solo opportunistica e strumentale a farlo nascere e sostenerlo almeno per una certa fase.

L’intenzione di fondo – questa sì strategica! – di Renzi era dunque quella di prendersi tempo per far nascere il suo movimento politico e farlo crescere pescando un po’ a Destra e un po’ a Sinistra, soprattutto nel campo del PD, fino a farlo diventare una delle principali forze nello scacchiere politico. Dopo più di un anno dalla nascita di Italia viva è del tutto evidente che il progetto renziano è fallito.

A questo punto a Renzi restavano solo due alternative agibili: 1) rassegnarsi a restare una “forza” del tutto residuale e irrilevante; 2) giocarsi l’osso del collo per riconquistare un protagonismo politico oramai venuto meno. Renzi, da quel giocatore di superpremi televisivi che è, ha fatto l’opzione della seconda. Ovviamente abdicando a qualsiasi senso di responsabilità, stra-fregandosene del bene superiore del paese, tutto ripiegato sulla difesa del proprio particulare.

3. Infine questa crisi ha (anche, ma non certo in primo luogo) delle ragioni di natura personalistica, anzi – io aggiungo – finanche psicopatologica. Queste ragioni afferiscono naturalmente alla figura e alla psicologia dell’uomo Matteo Renzi.

Senza ombre di dubbi una persona dall’ego smisurato, che non può tollerare ovviamente che altri facciano i protagonisti (al posto che gli spetterebbe di diritto)e lui (con i suoi) i comprimari o, addirittura, le comparse sullo scenario politico.

Che pretende addirittura di dettare, dall’ALTO del suo 3%, l’agenda politica di una coalizione, formata da una forza (il M5S) che ha il 30% e da un’altra (il PD) che sfiora il 20% della rappresentanza parlamentare.

Questo scenario politico, con i suoi rapporti di forze, potrà piacere o meno, però è obiettivo. Ma una persona (disturbata) come Matteo Renzi evidentemente non solo non lo gradisce, ma non lo può neanche riconoscere come dato obiettivo.

© Giovanni Lamagna