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Diario di una crisi (4)

6 febbraio 2021

Se il “governo dei migliori” comprenderà anche Berlusconi, Salvini e Renzi, quasi, quasi preferisco stare dalla parte dei “peggiori”…

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7 febbraio 2021

A me questo governo che si sta provando a formare mi fa pensare allo strano treno che provo a descrivere.

Un treno che, alla stazione di Bologna (per fare l’esempio di una città che ha una stazione di transito, senza cioè teste di binario), monta ai suoi due estremi, in testa e in coda, due carrozze motrici: una che vuole andare verso Nord e una che vuole andare verso Sud; oppure una che vuole andare verso Est e una che vuole andare verso Ovest.

E il macchinista, che sta nella carrozza centrale, dovrebbe decidere Lui (???) la direzione di marcia.

Come farà a guidare il suo treno?

Mi riesce difficile immaginarlo.

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Convengo anch’io che (un po’ di psicologia spiccia la conosco) una cosa è riuscire a manifestare dei bisogni e dei desideri, altra cosa è il trovare modi e tempi giusti per soddisfarli.

I Cinque Stelle hanno avuto la funzione (a mio avviso storica) di portare alla luce bisogni e desideri (a mio avviso sacrosanti) di larghi strati di popolazione.

Come da alcuni decenni non ci riuscivano più (un po’ perché reduci da una sconfitta epocale, un po’ per incapacità e incultura politica, un po’ per tradimento etico/morale) gli eredi di quella che un tempo era stata la Sinistra storica.

I 5 Stelle sono stati meno o poco capaci di trovare modi, strumenti e tempi adeguati per soddisfare, una volta giunti prima in Parlamento e poi al governo, quei bisogni e quei desideri.

Il problema, però, delle (famose) élite, che in questi ultimi 30/40 anni si sono succedute al governo del Paese, è che non solo non sono state capaci (manco loro!) di soddisfare i bisogni e i desideri di quei larghi strati di popolazione, ma hanno fatto di tutto perché essi neppure emergessero.

Ed oggi, probabilmente vorrebbero mettere a tacere definitivamente il sia pur ingenuo, acerbo e, in certi casi, maldestro tentativo fatto dai Cinque stelle: vorrebbero cancellare del tutto e di fatto dallo scenario politico la loro anomalia.

Ci riusciranno? Io francamente spero e mi auguro che non ci riescano.

Con questo non sto auspicando (banalmente) che i 5 Stelle sopravvivano al loro (parziale) fallimento.

Sto solo manifestando la speranza e l’augurio che altri (un poco più avveduti e competenti) prendano in mano la bandiera da i 5Stelle impugnata (con esiti alterni e contraddittori) in questi ultimi 10 anni.

Che il campo non venga di nuovo egemonizzato dalle (sole) élite: élite (nella maggior parte dei casi) per esclusivo censo, non certo per competenze e (meno che mai) per qualità morali.

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8 febbraio 2021

Di questo Presidente del Consiglio incaricato si esalta da più parti (oltre alle doti tecnico-professionali) la estrema riservatezza del carattere e della personalità.

Che effettivamente risulta a tutti abbastanza evidente e incontestabile, perfino nella postura, specie quando sta seduto, che appare molto simile a quella di una sfinge.

Della sua vita privata si sa poco: e questo è indubbiamente un bene; nella società dello spettacolo avere a capo del governo un uomo che in tanti anni di vita pubblica è stato capace di sfuggire ai riflettori del gossip non sarebbe certamente un male.

Se questa riservatezza, però, si estende (e nel caso specifico mi pare si estenda) anche alla dimensione pubblica o, meglio, diciamolo pure, politica del personaggio, allora mi chiedo se essa sia da considerare ancora una virtù.

Di un uomo riservato nel privato che assurge a personaggio pubblico i cittadini avrebbero il diritto di conoscere il pensiero e la cultura politici, se non proprio la vicinanza partitica, prima di riconoscergli ed affidargli un incarico di governo politico.

Ecco perché quella che considero anch’io una virtù quando si riferisce alla vita privata, la riservatezza, la considero non solo una non virtù, ma addirittura un difetto, se essa si estende anche alla dimensione pubblica-politica.

Confondere la riservatezza politica con un presunto ruolo trans-politico o puramente tecnico confonde solo le acque, ingenera equivoci addirittura sospetti, perché chi assume incarichi politici non farà mai scelte del tutto neutre, da puro tecnico super partes, ma farà sempre precise scelte politiche e di parte.

Per questo è legittimo – o, meglio, sarebbe stato – legittimo , prima ancora che gli venisse affidato l’incarico di provare a formare un nuovo governo, sapere Mario Draghi da che parte sta.

Né basta sapere di lui che è un convinto e strenuo europeista. Perché in Europa c’è una pluralità di famiglie e culture politiche tutte convintamente europeiste, che però sul modo concreto di costruire l’Europa hanno e mettono in pratica idee profondamente diverse tra di loro.

Mario Draghi a quale di queste famiglie e culture politiche si sente più vicino? A quale di esse intende ispirarsi nella sua prossima azione di capo del governo italiano che sta per nascere? Non sarebbe stato un nostro diritto di cittadini saperlo prima ancora che gli venisse affidato l’incarico?

© Giovanni Lamagna