Tag
avversario di classe, capitalisti, cerchi magici, contenuti, destra, dittatura, doppiezza, eguaglianza, homo homini lupus, libertà, nonviolenza, partiti socialdemocratici, Partito Democratico, potere, poteri forti, proletari, rivolta, rivoluzione, rivoluzione francese, rivoluzione russa, sinistra, tendenze biofile, tendenze necrofile, terrore, violenza
venerdì 26 dicembre 2014
Uno dei motivi (forse uno dei principali) per il quale la sinistra è destinata a perdere la sua contesa con la destra è che fa consistere la sua alternatività alla destra principalmente, essenzialmente (se non esclusivamente) nei contenuti.
Qui parlo ovviamente della sinistra che ha ancora una parvenza di sinistra; non certo di quel sottoprodotto della sinistra a cui si sono ridotti i cosiddetti partiti socialdemocratici europei; non certo del PD in Italia, che al nome di sinistra ha oramai (e onestamente) perfino rinunciato.
I contenuti, i programmi di quella che ancora possiamo definire (almeno a parole) sinistra sono di certo (almeno sulla carta) diversi da quelli della destra. Anche radicalmente. Ma molte volte le sue forme, i suoi metodi, i suoi modi di fare politica sono molto simili a quelli della destra.
Due in modo particolare non fanno risaltare nessuna differenza sostanziale tra destra e sinistra.
Il primo: anche la sinistra ritiene di dover conquistare il potere (quando se ne presentasse l’occasione) con la forza della violenza (nelle molteplici forme che questa può assumere, non esclusa quella fisica, armata) e non (solo) con la forza degli argomenti, con la persuasione, conquistando in maniera pacifica e nonviolenta il consenso della maggioranza.
Ritiene insomma che non ci sia alternativa al rispondere alla indubbia e intrinseca violenza insita nel potere di quelli che posseggono la ricchezza (i capitalisti) con la violenza (come rivolta o rivoluzione) di quelli che non posseggono nulla (i proletari).
Il secondo: anche la sinistra dà per scontato che in politica la doppiezza (cioè l’ipocrisia nei rapporti, il tramare sotto banco, il tendere tranelli agli avversari interni prima che a quelli esterni, il costituire “cerchi magici”) faccia buon gioco, ottenga buoni risultati; che non ci sia insomma alternativa alla politica intesa come astuzia, spregiudicatezza e inganno in un mondo in cui “homo homini lupus”.
In questo modo la sinistra (o almeno la sinistra nettamente prevalente) dimostra di non avere una sua visione autonoma del mondo, ma di condividere (almeno quanto ai metodi) quella del suo avversario storico, la destra.
Cosa che a mio modo di vedere si rivela non solo incongruo dal punto di vista teorico, ma anche fallimentare dal punto di vista pratico. E per almeno due ordini di motivi.
Il primo: in una lotta fisica, militare coi poteri forti la sinistra è destinata fatalmente a soccombere, altrimenti i poteri forti non sarebbero “forti”. Quindi ogni tentativo di sconfiggere militarmente l’avversario politico e di classe o si risolve in una sconfitta oppure, anche quando ottiene una vittoria, si sarebbe potuto realizzare in una forma diversa, cioè pacifica e nonviolenta, e forse con risultati ed esiti meno disastrosi di quelli a cui abbiamo spesso assistito dopo le cosiddette “rivoluzioni”.
Il secondo: la storia ha dimostrato che tutte le rivoluzioni fatte con l’uso delle armi e della violenza si sono rivoltate ben presto nel loro contrario, hanno tradito quasi immediatamente gli scopi e le finalità con le quali si erano realizzate, hanno dato vita a regimi di terrore e dittatura, in contraddizione cogli ideali di libertà o di eguaglianza in nome dei quali erano state immaginate e poi realizzate. Pensiamo a ciò che è seguito alla rivoluzione francese del 1789 e a quella russa del 1917.
Si dirà: ma la violenza è insita nell’animo umano; e poi alla violenza non si può rispondere che con la violenza, pena l’inerzia, la passività e la inevitabile schiavitù.
Al che io rispondo: non è affatto vero! Nell’animo umano albergano sia la violenza e l’odio che l’amore e la nonviolenza. Finora, storicamente, (forse, almeno nelle apparenze) sono stati prevalenti i primi, ma non è detto che lo debbano essere per sempre.
E, inoltre, mi chiedo: se accanto all’odio e alla violenza non ci fossero stati anche l’amore e la nonviolenza, la storia sarebbe potuta arrivare fino ai giorni nostri?
Io credo che la storia finora, tra le altre cose, sia stata una tragica contesa tra tendenze biofile (di cui l’amore e la nonviolenza sono parte) e tendenze necrofile (di cui l’odio e la violenza sono parte). Se finora essa non è affondata (ancora) in un tragico epilogo, è solo perché le prime hanno contrastato e bilanciato le seconde. Ma l’esito della contesa è ancora del tutto aperto. Sta a noi umani, alle nostre scelte, decidere se esso prenderà una piega definitiva, in un senso o nell’altro.