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Non ci sono dubbi che Antonio Gramsci sia stato un uomo di straordinario spessore umano: sotto il profilo morale e quello intellettuale.
Dello spessore morale sono testimonianza innanzitutto la sua stessa vita e poi la raccolta delle “Lettere”, soprattutto quelle spedite dal carcere (1926-1937).
Dello spessore intellettuale fanno fede soprattutto i “Quaderni del carcere”.
Antonio Gramsci (1891-1937), vissuto appena 46 anni, ci appare come una figura umana e intellettuale estremamente complessa.
Figlio di una madre premurosa (alla quale dimostrerà sempre grande amore), ha un padre, invece, alquanto disattento (col quale vivrà ben presto e per tutto il resto della vita un rapporto piuttosto conflittuale).
Nasce inoltre con un fisico piuttosto fragile, che gli darà già da bambino seri problemi di salute, che non vengono affrontati bene e in tempo, per la trascuratezza del padre.
Incomincia, quindi, le scuole piuttosto tardi, ma grazie alla grande intelligenza e alla ferrea forza di volontà, ottiene ottimi risultati.
Per frequentare l’Università si trasferisce a Torino. Dove conosce Togliatti, Terracini e Tasca, coi quali svilupperà un fortissimo sodalizio politico.
La militanza all’interno del Partito socialista gli farà ben presto lasciare gli studi per un impegno politico a tempo pieno.
Emerge subito come figura intellettuale di grande spessore: ne sono testimonianza i numerosissimi articoli che scrive per la stampa di partito, in modo particolare per la rivista “Ordine nuovo”, di cui sarà fondatore assieme a Togliatti.
Nel 1921 è uno dei protagonisti della scissione di Livorno: il suo pensiero rivoluzionario entra in rotta di collisione con il moderatismo inconcludente della maggioranza del gruppo dirigente del PSI.
Segretario del nuovo Partito Comunista d’Italia è Amedeo Bordiga.
Nel frattempo Gramsci conosce Giulia Schucht, una violinista, figlia di un esule russo antizarista, trasferitosi con la famiglia a Roma.
Con Giulia inizia una relazione amorosa molto tormentata, che gli darà due figli: Delio e Giuliano: questo secondo Gramsci non lo conoscerà mai, perché sarà imprigionato prima che egli nasca.
Nel giugno del 1922 Gramsci viene mandato per un anno a Mosca come delegato del partito presso il comitato esecutivo della III Internazionale.
Lasciata Mosca, si stabilisce a Vienna (dicembre 1923) per evitare l’arresto da parte della polizia fascista.
Da qui Gramsci si farà promotore di un’aspra critica teorica nei confronti di Bordiga, che si oppone alle direttive del Partito comunista bolscevico a favore di un fronte popolare antifascista.
La critica di Gramsci a Bordiga (accusato di estremismo) prenderà piede nel partito e porterà alla sostituzione del segretario con lo stesso Gramsci.
Che nel 1924 viene eletto deputato e, tutelato dall’immunità parlamentare, può tornare in Italia.
Ma nel 1926, nonostante l’immunità, Gramsci viene arrestato e condannato a 20 anni di reclusione.
Inizia a questo punto il calvario morale e fisico di Gramsci, le cui condizioni di salute peggiorano ogni giorno di più.
Allo stesso tempo si consolida la figura del Gramsci intellettuale. Nella cella del carcere, infatti, egli partorirà le sue due opere maggiori, che saranno edite dopo la sua morte con il titolo di “Lettere dal carcere” (la prima) e “Quaderni del carcere” (la seconda).
Muore a Roma il 27 aprile 1937.
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Quali sono dunque le idee centrali, le parole chiave, del pensiero di Antonio Gramsci, in altre parole quello che possiamo considerare il suo patrimonio politico-intellettuale?
1.Concetto di “senso comune” o “buon senso”. Che coglie subito il nocciolo di una verità, evitando astruserie intellettualistiche. Anche se il senso comune non è garanzia di verità. E però compito di ogni filosofia è quello di farsi senso comune, cioè di non fermarsi presso gruppi ristretti di intellettuali, ma di affermarsi presso ampi strati popolari. Per conquistare le masse a nuove idee, bisogna partire dalla critica al vecchio senso comune per giungere ad un nuovo senso comune più avanzato.
- Tutti gli uomini sono filosofi. Nel senso che ogni uomo ha una sua concezione del mondo, non potrebbe non averla, che ne sia consapevole o meno.
Tra i filosofi di mestiere e coloro che non lo sono esiste solo una differenza quantitativa non qualitativa.
- Tutti gli uomini sono intellettuali, nel senso che non possono esistere uomini che non utilizzano l’intelletto.
E tuttavia ci sono persone che in quanto intellettuali hanno la funzione di essere organici ai gruppi sociali dominanti.
I nuovi intellettuali devono, invece, farsi portavoce degli interessi delle masse. Il nuovo filosofo deve essere un filosofo democratico, deve svolgere un ruolo pedagogico.
- Il rapporto tra struttura e soprastruttura. Le ideologie non sono semplici sovrastrutture rispetto alla struttura economica della società.
Gramsci si oppone al marxismo meccanicistico, deterministico e dogmatico di Bucharin. Per lui le sovrastrutture ideologiche non sono puro riflesso dei rapporti economico-sociali.
- Gramsci si applica in modo particolare allo studio del processo di transizione.
Per realizzarlo occorre un valido progetto culturale.
“Pensare che il comunismo sia il risultato inevitabile della lotta tra borghesia e proletariato è un errore grossolano”.
La filosofia della prassi presuppone l’egemonia culturale, che si realizzi il consenso prima ancora della conquista materiale del potere.
Per questo occorre indebolire la borghesia nel campo culturale prima che in quello economico e politico.
E l’egemonia culturale non si realizza con salti improvvisi, ma attraverso passaggi graduali.
In questo senso fondamentale è il ruolo degli intellettuali “democratici”.
- In un paese a industrialismo avanzato la rivoluzione non si realizza con una guerra frontale di movimento, ma con una guerra di posizione, che mira alla conquista di “fortezze e casematte”, per la egemonia prima culturale e poi economico-sociale e, infine, politica.
La conquista del potere politico non si realizza con la semplice sostituzione di un gruppo dominante con un altro gruppo, ma con la conquista progressiva della egemonia nella società civile.
© Giovanni Lamagna