Valutazioni a caldo sugli ultimi giorni di crisi politica.
26 maggio 2018
Qua non è questione di essere d’accordo o meno con le idee sull’Europa e sull’euro del professor Savona.
Qua, a mio avviso, si pone una questione di principio, importante, anzi fondamentale, di natura costituzionale.
Può un Presidente della Repubblica porre un veto sull’indirizzo politico (tra l’altro in un suo aspetto decisivo, come quello dell’economia) della maggioranza di governo, formatasi dopo regolari elezioni politiche?
Lo può fare, tra l’altro, un Presidente della Repubblica eletto con un Parlamento che aveva una maggioranza del tutto diversa da quella odierna, da una maggioranza che è oggi diventata minoranza?
Non si rischia che il Parlamento oramai decaduto, quindi senza più poteri, finisca per condizionare, anzi avere un potere di veto, sul Parlamento vigente, l’unico Parlamento a cui va riconosciuto il potere di legittimare (o meno) un governo?
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27 maggio 2018
Non sono certo un costituzionalista e manco un esperto di diritto, né, tantomeno, un tifoso della coalizione M5S/ Lega, ma, a lume di logica e di comune buon senso, a me sembra che, quando venga a costituirsi un conflitto di scelte (o di competenze) tra il Presidente del Consiglio (per quanto solo incaricato) e il Presidente della Repubblica (come si sta verificando in questi giorni) debba essere, in ultima istanza, la scelta del Presidente del Consiglio a prevalere.
In quanto il Presidente del Consiglio (per quanto solo incaricato) è comunque espressione della maggioranza parlamentare e la nostra è una Repubblica parlamentare, non una Repubblica presidenziale. E non potendosi in nessun modo prendere in considerazione l’ipotesi di un imballo delle Istituzioni, come (purtroppo!) si sta verificando in questi giorni (e già da svariati giorni!).
Poi (certo!) il Presidente della Repubblica (in casi estremi, come quello di un’assoluta incompatibilità sua con le scelte del Presidente del Consiglio o del Parlamento) potrà assumere, nella sua autonomia e indipendenza, che non sono ovviamente in discussione, decisioni conseguenti (ad esempio, dimettersi), ma non potrà, a mio avviso, in nessun modo ostacolare (ponendo , ad esempio, veti) le scelte del Presidente del Consiglio o del Parlamento.
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27 maggio 2018
Ha vinto, dunque, il “pilota automatico”, ha vinto Draghi.
E Mattarella ne è stato oggettivamente il cavallo di Troia.
Ha perso, per contro, il popolo sovrano.
Alle prossime elezioni (che si svolgeranno a questo punto a brevissimo) occorre, dunque, far vincere il popolo sovrano.
Le prossime elezioni saranno, infatti, un plebiscito tra il “pilota automatico” e il popolo sovrano.
Io voterò a favore del popolo sovrano e contro il “pilota automatico”.
Che vuol dire anche contro chi in questa fase lo ha oggettivamente rappresentato.
E senza ombra di dubbi.
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28 maggio 2018
Questa storia che il Presidente della Repubblica rappresenterebbe l’unità della Nazione in questo momento fa semplicemente ridere.
Anzi piangere…
Anzi ridere…
Pardon! Non so se più piangere o più ridere…
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29 maggio 2018
Che Mattarella si sia posto a tutela del “pilota automatico” lo dimostra (come meglio non avrebbe potuto) la scelta del nuovo Presidente del Consiglio incaricato.
Cottarelli, uomo della banca d’Italia e del Fondo Monetario Internazionale, è la perfetta incarnazione del “pilota automatico”.
Scelta, tra l’altro, ridicola. Nessuno, infatti, (o quasi nessuno, se non il partito dell’establishment: il PD), lo voterà.
Perché, oltre tutto, per Mattarella è oggi possibile ciò che non è stato possibile appena qualche settimana fa: consentire a un governo di presentarsi in Parlamento alla ricerca della fiducia, senza avere già una maggioranza garantita, anzi e di più sicuro di andare incontro ad un voto contrario?
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30 maggio 2018
Ho l’impressione che, per come si stanno mettendo le cose, si vada a profilare un conflitto, anzi uno scontro duro, feroce (verrebbe di dire “all’ultimo sangue”) tra i beneducati (?) con la erre moscia (ogni riferimento a Cottarelli è puramente… voluto) e i maleducati con l’accento cafone, tra i benpensanti moderati (perché hanno la tasca e la pancia piene) e i devianti, i “barbari”, sempre più incazzati (perché o non posseggono nulla o vedono il loro piccolo potere d’acquisto e i loro pochi risparmi ridursi sempre di più), tra i placidi e soddisfatti garantiti e i minacciati e spaventati precari, tra i “professionisti” della politica e i parvenu della politica, tra gli informati, gli intellettuali (?) della politica, quelli che leggono i giornali e seguono i talk show, e quelli che di politica masticano poco, sanno solo (perché lo vivono sulla loro carne) che la politica è molto distante da loro.
Indovinate a quale di questi due schieramenti va oggi la mia simpatia, la mia vicinanza, la mia solidarietà? Indovinate in quale di questi due schieramenti politici io oggi sento di collocarmi, a pelle, di pancia, di cuore, prima che di mente?
Sarò populista? Ebbene sì, preferisco essere populista, anziché antipopolare!
Giovanni Lamagna