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Diario politico (145)

di Giovanni Lamagna

11 giugno 2016

Terza riflessione (un po’ meno) a caldo sul risultato elettorale di domenica 5 giugno 2016.

Il terzo dato significativo che emerge dalle elezioni di domenica scorsa è il consolidarsi del terzo polo: quello costituito dal M5S sul piano nazionale e da de Magistris su quello napoletano

A tale proposito (oggi ancora più di allora) fanno sorridere le dichiarazioni che a suo tempo, all’indomani delle elezioni politiche del 2013, rese il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che parlò più o meno così: “Una rivoluzione? Quale rivoluzione? Si è costituito un terzo polo? A me non sembra…”

Che già allora sembravano – a dire la verità – negare l’evidenza. Ma oggi (e con ancora più forza) manifestano tutta la loro grande miopia e ottusità politica.

Fanno sorridere anche le dichiarazioni rese in questi giorni dal premier Renzi e i commenti di vari analisti politici, anche autorevoli (faccio un solo nome: quello di Stefano Folli), i quali confrontano i risultati raggiunti dal PD e quelli ottenuti dal M5S come cifre totali, sommando cioè i risultati ottenuti dalle due forze sull’intero territorio nazionale, e li misurano poi con quelli ottenuti alle ultime politiche e non (come sarebbe logico, almeno nel caso del M5S) con le ultime comunali del 2011. Per concluderne che il PD ottiene un risultato di gran lunga superiore a quello del M5S e che questo movimento sarebbe addirittura in fase discendente.

Senza tener in nessun conto che il M5S è un movimento che ha appena cinque anni di vita “elettorale” e che quindi, mentre la sua visibilità nazionale è già molto rilevante, il suo radicamento territoriale è ancora in fase nascente e quindi poco articolato e omogeneo. Che il suo risultato complessivo andrebbe quindi confrontato con quello omologo del 2011 (elezioni comunali) e non con quello del 2013 (ultime politiche).

Seguendo questo secondo criterio, di gran lunga più corretto, una verità a me pare indiscutibile, incontrovertibile: con il voto di domenica scorsa il M5S dimostra di essere una realtà politica non solo di livello nazionale, ma anche ben radicata su molti territori, pure se non su tutti i territori; lo è di più nelle grandi città, di meno nei piccoli comuni; in ogni caso, anche sul piano territoriale il M5S è in ascesa, non certo in calo.

Questa realtà potrà piacere o meno, ma esiste. E non la si potrà più ignorare. Alla faccia di Napolitano, di Renzi e dei vari commentatori politici da strapazzo, che tendono ancora oggi a minimizzarla, se non a ridicolizzarla.

Il successo di de Magistris a Napoli merita un discorso a parte, ma è da far rientrare, a mio avviso, pur se con parecchie e non secondarie peculiarità, in questo terzo polo che oramai si è costituito e consolidato in Italia.

Perché l’aggregato politico che a Napoli fa riferimento a de Magistris è nato, si è rafforzato, pesca e si muove in buona sostanza (anche se – ripeto e va detto – con alcune specifiche peculiarità) nella stessa area politica che, a livello nazionale, fa riferimento al M5S.

E’ questa un’area di protesta, che tende a rifiutare sia la Destra che la Sinistra o, perlomeno, si sente al di sopra della Destra e della Sinistra (ritenute categorie oramai obsolete, almeno per come le abbiamo storicamente conosciute, anche nella loro versione più recente, della Destra berlusconiana e leghista e della Sinistra cosiddetta radicale).

Ma, soprattutto, è un’area insofferente al ruolo soffocante dei partiti (anzi della casta dei politici di professione). Mentre rimarca molto il ruolo dell’onestà, del no al carrierismo, del volontariato in politica.

Si potrà obiettare che de Magistris a Napoli ha fatto una coalizione, in cui era presente anche la Sinistra. E questo è vero. Però lui ha sempre detto di voler formare uno schieramento trasversale, in cui i partiti non avessero un ruolo decisivo e centrale. E la presenza e il successo tutto sommato abbastanza marginali della lista “Napoli in comune” sembrano dare ragione a quello che si proponeva di ottenere de Magistris.

Si potrà obiettare che tra i maggiori sostenitori di de Magistris ci sono i centri sociali e alcuni sindacati conflittuali e di base. E anche questo è vero. Ma bisognerebbe verificare, numeri alla mano, quanto incidono questi soggetti nel consenso complessivo raggiunto da de Magistris. A me pare, ad occhio e croce, che non pesino numericamente granché.

Si potrà obiettare che de Magistris si è sempre schierato a favore di alcune battaglie dalle quali il M5S si è sempre tenuto invece distante: ad esempio, a favore dei Palestinesi o per l’accoglienza ai migranti. E questo pure è vero. Ma francamente non mi sembrano queste le battaglie che nell’immaginario collettivo risultano essere quelle decisive per definire l’identità politica di de Magistris.

All’incontrario, molte caratteristiche accomunano il personaggio de Magistris al personaggio Grillo. Ne indico solo alcune, quelle che risultano più evidenti e macroscopiche: grande enfasi oratoria e parecchia retorica verbale, a volte anche molto aggressiva e, perfino, violenta; molto populismo; la tendenza ad accentrare le decisioni, in altre parole il leaderismo spinto.

E’ un caso, allora, che a Napoli, dove dilaga de Magistris, il M5S, che pure alle ultime elezioni politiche e a quelle regionali aveva ottenuto risultati di tutto rispetto, subisca un arresto e si fermi ad un modesto 10% e poco più? No, non è un caso!

Anzi è il segno inequivocabile che l’elettorato napoletano, che alle elezioni politiche (ed anche a quelle regionali dell’anno scorso) aveva votato M5S, in gran parte e già al primo turno ha preferito votare l’attuale sindaco uscente.

Mentre, all’incontrario, io prevedo (e non temo in questo di sbagliare) che, se de Magistris tentasse in un prossimo futuro una discesa in campo sul piano politico nazionale, il suo tentativo sarebbe destinato all’insuccesso.

In quanto lo spazio politico ipotetico che egli vorrebbe (e in teoria potrebbe) puntare ad occupare è in questo momento già saldamente presidiato del M5S. E non credo che de Magistris (pur rimarcando le sue indubbie peculiarità rispetto al M5S) riuscirebbe ad appropriarsene.

(3; continua)