Tag

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

L’attuale situazione politica italiana: il mio sintetico punto di vista.

Come vedo l’attuale situazione politica italiana (ma in fondo non solo italiana) per come si è evoluta negli ultimi 30 anni, specie negli ultimi dieci?

Provo a descrivere sinteticamente il mio punto di vista.

  1. Ci sono stati in questi ultimi 30 anni cambiamenti tecnologici, economici, sociali, politici, culturali semplicemente sconvolgenti. Faccio cenno solo ad alcuni di essi, quelli che mi sembrano i più importanti e decisivi: la crisi energetica, il terrorismo, il delitto Moro, la rivoluzione informatica, la globalizzazione dei mercati, la caduta del muro di Berlino con quella del comunismo nei paesi dell’est europeo, la fine della Prima Repubblica…
  2. La sinistra politica, di fronte a tali sconvolgimenti, si è fatta trovare completamente impreparata. Quella socialdemocratica moderata è (quasi) completamente rifluita a destra (vedi la fine che hanno fatto i filocraxiani, quasi tutti diventati berlusconiani di ferro). Quella comunista riformista, piena di sensi di colpa per la sua ideologia e storia, è diventata via, via, sempre più moderata, finendo per aderire sostanzialmente al pensiero unico neoliberale. Quella comunista rivoluzionaria è rimasta parolaia, massimalista, rigida, ideologica, in molti casi persino dogmatica, incapace di confrontarsi realisticamente con i cambiamenti storici epocali nel frattempo intervenuti.
  3. Di conseguenza alcune parole ed espressioni sono entrate profondamente nell’immaginario collettivo e sono diventate egemoni nel linguaggio comune: “le ideologie sono finite” (ovviamente solo quelle di sinistra, non quella iperliberista, che nel frattempo diventava invece dominante, anzi l’unica legittimata ad esistere); “bisogna fare le riforme” (le “riforme” che smontavano pezzo per pezzo le conquiste del movimento dei lavoratori nel “trentennio glorioso”); “occorre privatizzare il più possibile” (perché il privato è bello ed efficiente, il pubblico sperpera solo risorse).
  4. Il Partito Democratico è non solo nato figlio di questo contesto economico, sociale, culturale e politico, ma se ne è fatto per certi aspetti il principale interprete, quello che in un film è l’attore protagonista. Tanto è vero che agli inizi di questa fase Gianni Agnelli, cervello fine, ebbe a dire più o meno questo: “Se vogliamo realizzare le riforme (quelle di destra, ovviamente), occorre che a governare sia la sinistra (sinistra per modo di dire, ovviamente).
  5. Questi trenta anni sono stati buoni e utili per distruggere la vecchia cultura di sinistra, incapaci e inutili a costruire la (necessaria) nuova cultura di sinistra. Anzi (in nome della presunta fine delle ideologie) hanno contribuito a distruggere perfino l’antica distinzione tra Destra e Sinistra. Che nell’immaginario collettivo si assomigliano oramai sempre di più, sono rifluite entrambe in un unico grande calderone di Centro, più o meno articolato, ma sostanzialmente omogeneo. Da cui si è tenuta fuori – è vero – la cosiddetta “sinistra radicale”. La quale, però, ha avuto (ed ha) il “piccolo” problema di essere (o quantomeno apparire) del tutto marginale, residuale, ininfluente e, quindi, in buona sostanza inutile.
  6. In questo contesto nasce il M5S. Che, infatti, manca totalmente di una sua visione coerente del mondo (quella che una volta, con un linguaggio anche per me però superato, si sarebbe chiamata ideologia). E, perciò dice cose un po’ di sinistra e un po’ di destra, senza neanche rendersi conto della loro incoerenza e contraddittorietà, della difficoltà, anzi impossibilità, a tenerle assieme.
  7. E però il popolo lo segue, l’ha cominciato a votare fino alla prima esplosione elettorale di poco più di cinque anni fa. Lo segue in parte perché dice cose un po’ di destra e un po’ di sinistra (quindi tutto sommato abbastanza qualunquiste; e, in un’epoca di qualunquismo, questo fa gioco). Ma soprattutto perché non ne può più della vecchia sinistra, nelle sue tre versioni di cui sopra (quella socialista moderata, quella comunista moderata e quella comunista radicale). E, in parte, non ne può più manco della vecchia destra, quella del caimano, per intenderci.
  8. Provare quindi a contrastare da sinistra (?!?!), ma, in fondo, anche da Destra, il M5S (e, forse, anche la stessa Lega) facendo appello ad argomenti e a parole d’ordine del tempo che fu (sull’economia, sull’Europa, sui migranti…, per citare solo alcune questioni) non solo non sortisce alcun risultato, ma addirittura finisce per fare il gioco e, quindi, tirare la volata al M5S e, forse persino, alla Lega.
  9. Allora o la sinistra (che è il discorso che più mi interessa, visto che con la Destra non ho mai avuto niente da spartire e mai ce l’avrò), dalla sinistra moderata a quella estrema (sì anche a quella estrema), capisce che fenomeni socio-politici come il M5S e (almeno in parte) la stessa Lega sono suoi figli naturali (e per ora non riconosciuti), figli del suo disastro culturale, prima che elettorale, e non del semplice imbarbarimento di un popolo impazzito, oppure quel poco che ancora resta della sinistra si condannerà non solo all’estinzione definitiva, ma alla impossibilità stessa di rinascere. Se non in tempi brevi (cosa a mio avviso del tutto impossibile, vista la situazione attuale), quantomeno in tempi medio-lunghi.

Giovanni Lamagna