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La Sinistra e il governo gialloverde.
Voglio riportare le parole dette dal professore Alessandro Barbero, storico del Medioevo presso l’Università di Torino, in un’intervista rilasciata a “la Repubblica Napoli” qualche giorno fa (il 28 aprile scorso). Mi sembrano molto interessanti, nella loro disarmante semplicità e chiarezza.
“Oggi non si sa più come si fa ad essere di sinistra. Essere di sinistra è difendere gli ultimi, non solo gli immigrati.
Difendere i diritti può essere una cosa di sinistra, ma non basta. Ci vuole la lotta di classe.
Gli ultimi sono gli italiani, i lavoratori, i disoccupati. La sinistra li doveva difendere contro i padroni. Ma il problema è che i padroni non sai più chi sono. Perché allora dovrebbe esistere la sinistra? Per dirla con una battuta, la lotta di classe è stata combattuta e l’hanno vinta i ricchi, i lavoratori l’hanno persa.
Le ideologie sono morte, tutte tranne una: quella del profitto e dell’impresa.
La sinistra è stata una creazione storica precisa, non è sempre esistita. E oggi sembra un’etichetta vuota.
Le leadership si creano quando sotto c’è un tessuto vivo. Credo che anche a sinistra ci siano state persone di grande valore che hanno fatto sbagli. E’ indiscutibile che D’Alema sia stato un politico di valore con tutti i suoi errori.
Oggi vedo personaggi di piccolo cabotaggio che non alimentano grandi speranze ma non fanno nemmeno tanta paura. Non vedo figure della stazza di un Carlo Magno o un Napoleone né figure sataniche come Hitler. A noi sembra di vivere un momento drammatico dell’Europa, ma finché le cose non sono realmente tragiche i leader non emergono.
Salvini non mi fa paura. La Lega ha tante facce e semplificare è sbagliato. Appiattire il fenomeno Salvini mi sembra fuori luogo. E’ vero c’è in comune un certo nazionalismo, ma il fascismo lo interpretava in un senso più drammatico. Il fascismo ha creato una cultura scientificamente razzista, oggi siamo lontani da questo.
Il nostro è un paese che ha dentro tante cose. Un Paese che celebra il 25 aprile ma quasi metà della popolazione non ha mai smesso di simpatizzare più per il fascismo che per la Resistenza. Una parte dell’Italia è così: è la stessa che trovava più rassicurante il regime piuttosto che le bande partigiane. Che ha in antipatia chi manifesta, chi si batte per i diritti civili e preferisce la polizia che picchia i manifestanti che protestano.
E’ un paese che ha dentro anche un malessere, un malumore. E i Cinque Stelle lo interpretano in modo magari elementare, senza molta preparazione. Ma è un malessere reale perché dice che c’è uno svuotamento della democrazia. Che non siamo più noi che comandiamo. Comanda la finanza, non certo la politica. E allora ecco che chi come i Cinque Stelle gridava prima di andare al governo si riveli altrettanto incapace.”
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Prendo spunto dalle parole di Barbero per fare alcune riflessioni, che ricalcano in gran parte quelle del professore torinese, ma sono espresse in una forma mia personale e sintetizzano pensieri già da me espressi in passato. Le riporto in maniera molto schematica, com’è mio solito.
- La sinistra ha tralasciato, abbandonato, i suoi naturali riferimenti sociali: gli ultimi (lavoratori e disoccupati). E li ha surrogati con gli immigrati. Non riuscendo a dare risposte efficaci alle domande degli ultimi italiani, pretende di darle agli ultimi stranieri. In questo modo (senza rendersene conto) ha messo gli ultimi italiani contro gli ultimi stranieri. Col (bel, grandioso) risultato che gli ultimi italiani non votano più (in maggioranza) la sinistra, ma i 5S o (addirittura!) la Lega.
E’ giusto che la Sinistra difenda gli ultimi stranieri e immigrati! A condizione che faccia altrettanto (anzi prima) con gli ultimi italiani e indigeni. Dico “prima” (e senza alcun imbarazzo di essere assimilato a Salvini) perché, priva del consenso e del seguito degli ultimi italiani, non potrà neanche difendere gli ultimi stranieri. E’ una cosa questa di una evidenza solare, perfino banale. Ma la Sinistra (ancora oggi) non sembra averla compresa e non mi pare si accinga a comprenderla.
- La sinistra ha tralasciato le questioni sociali (ha abbandonato, come dice autorevolmente Barbero, la lotta di classe) e le ha surrogate con la difesa dei diritti civili. Che (per carità!) è comunque cosa della sinistra. Ma di una sinistra moderata, la sinistra dei ceti medi benestanti.
Una sinistra capace di coniugare posizioni avanzate e progressiste sul piano dei diritti civili e posizioni benpensanti o, addirittura, reazionarie sul piano dei diritti sociali. Una Sinistra alla Pannella o alla Bonino, tanto per intenderci!.
Una Sinistra dal rosso sbiadito: più rosa che rossa.
- La Sinistra ha sposata l’idea (tipica dei padroni e di chi gode di posizioni benestanti e privilegiate) che la lotta di classe non c’è più, che i padroni e i lavoratori hanno interessi , se non proprio coincidenti, convergenti. E che, quindi, sarebbe finito il tempo delle ideologie.
Il risultato è che i padroni la lotta di classe hanno continuato a farla solo loro, senza trovare più nessuna opposizione da parte dei lavoratori. E, quindi, l’hanno non solo vinta, ma stravinta. L’ideologia dai padroni non solo non è stata accantonata, ma è diventata l’ideologia dominante, anzi “pensiero unico”.
- E’ naturale, quindi, che, senza la sua naturale base sociale (quella degli ultimi, costituita dai lavoratori e dai senza lavoro), la sinistra si sia sfaldata, anzi ecclissata, rifluendo altrove, in una diaspora senza freni e confini.
Gli ultimi hanno, infatti, cominciato ad ascoltare la sirena dei populisti qualunquisti, senza una visione organica e coerente del mondo (M5S: né di destra né di sinistra, come dicono loro), o addirittura quella dei populisti reazionari di destra, sovranisti, xenofobi, sessisti, omofobi (la Lega).
Oggi la stessa parola “sinistra” genera nei più un’avversione istintiva. Per cui anche coloro che ancora si riconoscono nei suoi valori di fondo (quelli storici) stanno ben attenti ad usarla, la utilizzano con parsimonia e discrezione, come se fosse una cattiva parola.
- Priva di idee forti in grado di raccogliere consensi, anche la Sinistra (come tradizionalmente ha sempre fatto la Destra) ha cominciato a puntare (ancora una volta come a surrogare ciò che le era venuto meno) sulle leadership cosiddette carismatiche, soprattutto dal punto di vista della comunicazione massmediatica.
Senonché, quando le leadership non nascono (come dice Barbero) all’interno di un terreno vivo, vitale, fertile, così come nascono rapide (nello spazio di un mattino) allo stesso modo muoiono rapide (nello spazio di un tramonto). Ce lo dicono le parabole velocemente ascensionali e altrettanto velocemente in caduta libera dei vari Prodi, Veltroni, Vendola, Bersani e Renzi. Per non parlare di D’Alema.
- Attualmente è vivo nel nostro paese, in un’area culturale che potremmo definire genericamente progressista, il dibattitto attorno al tema: stiamo andando di nuovo verso il fascismo? Il professor Barbero (così come il professor Emilio Gentile, forse il più autorevole studioso del fascismo oggi in Italia), pur vedendo alcune analogie tra l’epoca odierna e quella che precedette, all’indomani della fine della I guerra mondiale, l’avvento del regime mussoliniano, lo nega decisamente.
Ed io sono d’accordo con lui e con Gentile. Per un motivo molto semplice: la storia non si ripete mai. Il che non vuol dire che non stiamo andando verso forme di involuzione democratica, se non decisamente autoritaria, che in ogni caso bisogna combattere. Ma non tanto demonizzando l’avversario, quanto piuttosto trovando risposte credibili e realistiche alle domande popolari, alle quali il populismo tende a dare risposte invece semplificate o decisamente sbagliate.
- E qui veniamo all’ultima questione posta da Barbero: il populismo (sia quello qualunquista del 5 Stelle sia quello chiaramente reazionario della Lega) dà risposte semplificate e sbagliate alle domande popolari. Ma queste domande sono fondate, in certi casi persino sacrosante. Vedi la domanda di reddito di cittadinanza o di salario minimo.
Ora o la Sinistra le riconosce come giuste, anzi come proprie, ed è in grado di dare loro risposte adeguate, complesse ma allo stesso tempo immediatamente percepibili, oppure il populismo è destinato a dilagare ancora di più e a sfociare in sbocchi sempre più autoritari.
Però a questo punto poco varrà gridare al fascismo incombente. La Sinistra dovrà prendersela innanzitutto con se stessa, con la propria inadeguatezza/incapacità.
Giovanni Lamagna