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Diario politico (131)

di Giovanni Lamagna

giovedì 10 marzo 2016

Sulle primarie del PD napoletano.

Le primarie del PD napoletano mi pare abbiano rappresentato un’ulteriore conferma dello stato di involuzione non solo politico/culturale ma anche democratica e morale di questo partito.

Esse fotografano un partito oramai totalmente inaffidabile sul piano politico (almeno per chi si considera ancora di sinistra, per quanto moderata e scolorita). Ma (e forse ancora di più) inaffidabile e allo sbando sul piano delle relazioni umane al suo interno e dei comportamenti etici.

Il PD, oltre che essere oramai un partito stabilmente e chiaramente collocato al centro, è un partito organizzato per bande, che fanno rimpiangere le vecchie correnti democristiane, le quali un minimo di caratterizzazione teorica e ideale lo conservavano, anche se facevano riferimento essenzialmente a dei capibastone.

Nel PD attuale di quelle correnti sopravvivono solo i capibastone, senza alcun (neanche minimo) riferimento ideale e politico.

Ne è una prova inconfutabile l’estremo opportunismo politico che porta alcuni personaggi a passare da un patronato ad un altro senza alcuno scrupolo, in base esclusivamente alle proprie convenienze e interessi personali del momento.

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Sul quadro politico napoletano.

Se il PD partenopeo sta messo male, non mi pare che gli altri schieramenti politici napoletani stiano messi molto, molto meglio.

Chi sta peggio è il Movimento 5 Stelle, che a Napoli in modo particolare mette in mostra tutte le proprie contraddizioni.

Due in modo particolare:

1) la oramai nota incapacità o, meglio, non volontà di operare mediazioni e costruire alleanze (anche laddove, come a Napoli, sarebbero possibili e presentabili anche dal loro punto di vista; ad esempio con de Magistris);

2) il metodo di selezione dei candidati alle cariche istituzionali: banale, puerile, inefficace, sia sul piano del coinvolgimento della propria stessa base elettorale, sia sul piano della qualità del risultato, cioè del personale politico prescelto.

Anche la Destra non mi pare stia messa molto bene, se si è affidata ancora una volta ad un personaggio sconfitto (abbastanza nettamente) nella passata tornata elettorale e che (anche questa volta) non sembra avere un grande appeal.

A mio avviso le due sole speranze che ha Lettieri di uscire vincente nella prossima tornata elettorale sono:

1) di fare il pieno del voto che gira attorno alla criminalità organizzata;

2) di raccogliere consensi da una buona fetta di elettorato PD (compresi i suoi quadri “dirigenti”) laddove dovesse andare al ballottaggio con de Magistris.

Infine, non mi sembra in splendida forma manco lo schieramento che si è coalizzato attorno a de Magistris.

In primis per una ragione che potremmo definire fisiologica: dopo 5 anni di amministrazione della città, indubbiamente questo schieramento soffre di un certo logorio, ha pagato lo scotto della vistosa discrepanza tra gli obiettivi promessi (una sorta di rivoluzione) e i risultati raggiunti, ha perso inoltre dei pezzi (non sono in grado di valutarne l’entità), senza (mi pare) averne conquistato di nuovi significativi (come numero e come qualità).

In secondo luogo perché questo schieramento appare ed è abbastanza variegato ed eterogeneo; va dall’UDC di Pasquino ai centri sociali; il che potrebbe essere un vantaggio, ma anche uno svantaggio.

Tuttavia, a naso e per concludere, tra le forze (o, meglio, debolezze) in campo, la coalizione che fa riferimento a de Magistris mi sembra, almeno in questo momento, quella che sta meglio messa, quella capace di suscitare un minimo di coinvolgimento emotivo e di partecipazione, quella che parte quindi con le maggiori e migliori chance di successo.

Io personalmente mi oriento a votare (anche se senza un grande entusiasmo) per questo schieramento. E non certo perché mi sembra sia quello in pool position (non sono abituato a salire sul carro del vincitore, ammesso che questo lo sarà). Ma perché, fatto il pari e il dispari, tutto sommato e nonostante tutto, mi pare quello più vicino ai miei orientamenti ideali e politici; o, per meglio dire, quello che ne è meno lontano.

Ho ancora il problema di scegliere la lista della coalizione e il/la candidato/a a cui dare la preferenza. Spero che i mesi che abbiamo davanti prima del voto servano a chiarirmi le idee in merito.

Spero. La vita, del resto, è fatta di speranze.